Carlo D'Oria - Tempo di passaggi

06.05.21 - 19.06.21

A cura di Roberto Mastroianni.

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Il filo rosso che tiene assieme le opere in mostra è da rintracciare nelle forme che assume la vita umana nel paesaggio accidentato della nostra epoca, caratterizzato da una dimensione di forte transitorietà, che viene illuminato con curiosi effetti caleidoscopici a partire dalla forza rappresentativa e iconica delle figurazioni astratte e dei materiali usati dall’artista per indagare particolari elementi del nostro immaginario contemporaneo. I vari “passaggi” – ossia i processi di trasformazione politica, culturale e antropologica cui è soggetto l’umano in questa fase di tarda modernità – vengono indagati nella prospettiva minimale e poetica di uno scultore intenzionato a smascherare con disincanto e gentilezza le dinamiche in corso nella nostra condizione socio-storica.

Le opere in mostra indagano, infatti, la precaria condizione dell’uomo nel mondo, attraverso una dialettica originale tra individualità e moltitudine, che è capace di restituire il complesso rapporto che gli uomini intrattengono con se stessi, l’epoca che attraversano e l’ambiente che li circonda. Temi come la caducità della vita, il divenire, la sofferenza, l’amore, la morte, la solitudine, la paura, la gioia o la speranza… vengono resi sempre con un gesto gentile, poetico e dai tratti ironici che è teso a portare a rappresentazione la complessa e fragile struttura esistenziale dell’umano. Il peso dei materiali (corten, marmo, ferro..), la potenza della tecnica scultorea e le grandi dimensioni delle installazioni si integrano con il linguaggio della leggerezza e con le forme dell’astrazione in riferimento costante a una dimensione di trasformazione e transizione sociale, che ha come contraltare nello sguardo dell’osservatore le suggestioni dei Passages benjaminiani o le analisi di Habermas sulla società europee contemporanee.

Nelle opere di D’Oria, forme e linee essenziali, figurazioni plastiche minimali, geometrie e ingranaggi, colori e materiali concorrono a dare vita a un universo popolato di tracce della presenza umana nel mondo, che sembrano essere messe lì per interpellare l’osservatore e condurlo a porsi le grandi domande sul senso dell’esistenza, che da sempre caratterizzano la storia del pensiero e dell’arte. Quello che D’ Oria mette in forma non è una rappresentazione angosciante o cupa della realtà, ma un affresco scultoreo e figurativo della nostra comune condizione umana nei suoi punti di forza o debolezza, nella sua grandezza e tragicità.

La sua figurazione è soggetta a un processo di astrazione teso ad individuare le linee di forza e i contorni della dinamica presenza umana nel mondo, e così facendo, sviluppa opere narrative dal forte impatto iconico, in cui la rappresentazione dell’umano è riportata ai tratti essenziali della dimensione antropologica. La pesantezza dei materiali come il marmo, il ferro, la pietra sono sottoposti a un processo di alleggerimento e si presentano come un’armonica e sapiente sintesi di astrattismo e figurazione, quasi dei quadri scultorei capaci di rappresentare scene di vita dalla forza archetipale.